Fare spazio e ridare vita

Le avventure nei giorni precedenti il Natale si moltiplicano.

Dopo il giro in Puglia, mi aspettava questo appuntamento con la C.A.S., la Cooperativa Accumulatrici Seriali che io a altre amiche creative abbiamo fondato.

Sì, perché la passione inventiva e l’abilità manuale che condividiamo, ci porta ad avere degli accumuli di materiali di vario genere, che se poi succede che a un certo punto cambi hobby, (perché il tipo multipotenzialie è così, a un certo punto gli scoppia una nuova passione) ti ritrovi con la casa piena di “ciaffi” (leggi: robe inutili se non assemblate con altre, tipo perline, stoffe, aggeggini vari) che si vanno a unire a tutta quell’oggettistica di casa che, dopo anni che la vedi appoggiata sui mobili intorno a te, non desideri altro che liberartene per fare spazio, perché hai la percezione che la casa stia diventando piena come un uovo, a rischio di potere fare crac da un momento all’altro.

In effetti l’uovo rende poi bene l’idea di pienezza soffocante, se ci pensi. E il rischio della crepa o peggio, dello scoppio, è lì dietro l’angolo.

Però sappiamo anche che da tutto quel pieno dell’uovo, in potenza, può nascere una nuova vita. E così è stato.

Così, insieme dall’alba al tramonto di una gelida domenica dicembrina prenatalizia, otto amiche pazze hanno condiviso lo spazio di una piazzola, addobbando i tavoli di mercanzia varia (nel mio caso anche oggetti carichi di storia che occorreva lasciare andare) le ore, le chiacchiere, le risate e i bicchieri di tisana bollente (avrebbe potuto essere vin brulé, ma qui si aprirebbe un altro capitolo della storia, meglio lasciar stare…) per fare spazio e donare nuova vita a oggetti che altrimenti avrebbero visto un futuro nero intorno a sé, quello del sacchetto dell’immondizia.

Le otto amiche pazze. Una era a scaldarsi al sole…

Oltre al divertimento e, non nascondiamolo, un certo ritorno economico, che hanno compensato lo sbattimento di impacchettare tutto, caricare l’auto, quindi scaricarla, allestire, per poi rimettere via, è bello constatare come lo spazio liberato da quegli ingombri possa diventare un posto pronto ad accogliere nuove storie, con diversi accenti, e anche pensare che qualcosa che tra le mura di casa mia aveva terminato il suo corso, abbia portato nuova vita nella dimora di qualcun altro, alimentando la rete del ricircolo e della sostenibilità. Forse un giorno scriverò la storia di quella pashmina verde acqua che è andata ad abbracciare il collo di un’altra donna o della scatolina di legno e pelle bordeaux che stava sul tavolino del salotto della nonna, dei fiori di legno che erano le mie bomboniere di matrimonio. Intanto prendo le misure per narrare su questo nuovo spazio…

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