Giornata mondiale della scrittura a mano

Stamattina, come sempre, brevi ricognizioni sul web, pagine e profili che seguo, per aggiornami e raccogliere notizie varie, prima di tornare a studiare e immergermi nel mio nuovo progetto di scrittura.

Scopro che è la giornata mondiale della scrittura a mano, una delle tante “ricorrenze” dell’anno, istituite per rammentare e promuovere eventi e progetti particolari, che contribuisce anche a stimolare la produzione di contenuti di influencer vari o di blogger principianti e sprovveduti come me.

Mi sono domandata cosa significhi per me scrittura a mano, dopo l’iniziale fascino rivelativo del gesto grafico che ho accennato nelle pagine introduttive del sito.

Quale esperienza ne ho fatta e ne faccio?

Salvo la direzione che può prendere la scrittura in sé come forma d’arte (leggi calligrafia) e che a ben considerare, nel caso di questo blog, potrebbe essere uno dei tanti punti di congiunzione di mani all’opera con penna e fili, in generale scrivere a mano mi serve per riflettere tra me e me, per sbrogliare le matasse dei pensieri, fissarne qualcuno, renderlo concreto, esternandolo. Fare il punto, mettere a fuoco.

La mia pratica di scrittura a mano è iniziata da ragazzina, quando, oltre ai compiti di scuola, passavo ore a scrivere sul classico “diario segreto” o lettere agli amici conosciuti d’estate, durante le vacanze al mare. Epistolari dei quali conservo ancora le copie che più mi stanno a cuore.

Spesso lo scrivere mi è servito per esporre con calma il mio punto di vista, spogliata dall’impaccio dell’emozione, con la certezza di venire ascoltata senza essere interrotta, nel tentativo di risolvere conflitti con le persone che mi stavano a cuore.

 

Più in generale, penso che scrivere a mano, oltre a rivelare il pensiero di chi scrive, che fino a un istante prima di diventare segno sul foglio era invisibile e come nascosto, abbia una portata incisiva (è proprio il caso di dirlo, visto che scrivere in latino significa incidere) profondissima: le parole scritte a mano portano traccia dello scrivente, sono l’espressione del suo esserci nel momento presente; in esse si raffigurano memoria, emozioni, desideri e gusti; sono l’impronta che il proprio io lascia nel mondo, mentre partecipa all’esperienza della vita; ciò che afferma chi siamo agli occhi degli altri, proprio noi! (al contrario di quel che accade con uno scritto digitale, come un messaggino, il cui autore può essere chiunque, se non lo si vede materialmente digitare le parole sulla tastiera).  

 Oggi non scrivo quasi più nulla a livello diaristico, ma la scrittura a mano è sempre il punto di partenza dei miei nuovi progetti; il modo per fissare i barlumi delle ispirazioni che mi attraversano o anche per mettere in modo sintetico su un foglio, tutti i dettagli da tenere presente per svilupparne l’evoluzione.

Metti in risalto

La penna e la carta sono per me, nata e cresciuta nell’era analogica della scrittura, gli strumenti istintivi con i quali iniziare a lavorare. Solo in un secondo momento, passo a trasferire le mie parole sul computer e il digitale, del quale riconosco tutta l’utilità, per me rappresenta unicamente il secondo momento dello scrivere, quando il progetto ha trovato la sua direzione. Il mio amore per la scrittura resta primariamente legato al gesto della mano sul foglio. Se scrivo a mano, tutto diventa più chiaro, lo faccio mio con più facilità e costruisco una parte di me.

 Ok, ho scritto il mio pippone come fosse un tema di scuola. Una scusa per mettere qualcosa in questo blog che sta cercando di trovare una sua dimensione spazio temporale nella mia vita.

Sono bravina, dai, mi merito una discreta sufficienza, anche se sono certa che posso imparare a fare meglio.

In realtà la vera soddisfazione degli ultimi tempi creativi è stata che, in mezzo a fogli di scrittura e fogli di cartamodelli, anche quelli rigorosamente disegnati da me a mano, ho finito la mia gonna e ne vado molto fiera.


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Fare spazio e ridare vita