Un libro per incontrarsi
Taranto. Primo giorno del mio tour pugliese. Ho fatto una presentazione tra le più belle mai fatte fino a oggi: un vero e proprio incontro, anche per me, non solo per chi era venuto ad ascoltarmi parlare.
Antonella, una cara amica scrittrice e poetessa, oltre che professoressa, mi ha fatto entrare nelle sue classi di scuola serale (triennio delle superiori) a parlare agli studenti e alle studentesse del mio libro. Nelle scorse settimane avevano letto insieme i racconti e fatto un lavoro puntuale di analisi dei testi.
Mi sono trovata davanti a una platea eterogenea di persone. Molti sono ragazzi e ragazze che riprovano a portare a termine la loro formazione abbandonata alla fine dell’obbligo scolastico, quand’anche non prima; alcuni sono adulti, con famiglia e figli, con i quali è facile che si trovino a studiare assieme. Che buffa questa cosa: un padre, tra i quaranta e i cinquant’anni, che fa i compiti con il figlio o la figlia che frequenta la classe diurna omologa, non solo per “aiutarlo”, ma anche per essere a sua volta aiutato!
Quasi tutti hanno in comune il fatto che durante il giorno, ma spesso anche durante la notte, lavorano. Insomma: sono persone che sono lì per scelta, ciascuno con una motivazione ben precisa, non perché obbligate dal sistema di formazione scolastica. Per questa ragione la loro partecipazione è stata di una vivacità stupefacente.
Forse per la prima volta i racconti de Il Re Bambino, ambientati intorno all’evento del primo Natale, hanno rivelato in tutta limpidezza la loro attualità, anche e soprattutto al di fuori del discorso religioso, infatti sono stati numerosi gli interventi dei presenti che riconoscevano un qualche punto di affinità della loro vita con quella dei personaggi delle storie e ne traevano suggestioni personali oppure li spingevano a formulare domande.
Un incontro tra persone, quindi, più che la mera presentazione di un libro. Il libro come strumento e scusa per parlare di sé e della vita. E sostenersi nella fatica dei giorni.