Riprendiamo il filo del discorso…
Sono sparita, lo so, ma la mia vita è come il balletto a trenino brasiliano, (peppeeee pe pe pe pe…): “sali”, trovi un passo regolare per ballare e subito dopo qualcuno dietro ti tira troppo dalle spalle e ti devi staccare da chi hai davanti; fai quattro balzi scomposti e riesci a riattacarti al moncone, per poi trovarti immobile in una sorta di intasamento di persone che scalpitano ferme sul posto, intanto che la musica continua ad incalzare e tu senti il mal di mare in questo flottare discontinuo di stop and go.
Per dire che fino a oggi ho fatto mille progetti per essere presente qui, nutrire questo mio spazio, ma poi qualcosa mi ha sempre “staccato dalla fila” e distolto dall’arrivare in fondo.
Però non è che sono stata con le mani in mano, eh?!
No, perché io non ci so stare, ferma. E delle due faccio troppe cose che non finisco, piuttosto che non fare nulla.
Così mi sono iscritta a un corso di taglio e cucito sartoriale (che finirò, parola!, non foss’altro che perché l’ho pagato).
Ma come, e non scrivi più?
Scrivo, scrivo… ma più che altro studio, per lavorare intorno al mio progetto e dare forma alla storia che sta lì, a giocare a nascondino dietro ai lobi del cervello.
Sono convinta che le varie forme di creatività abbiano un backstage in comune, nel quale, muovendo l’energia che afferisce a un campo, si può stimolare quella che afferisce a un altro.
Penso che cucire, mettere insieme trame di stoffa, possa aiutarmi a partorire trame di parole. Intanto tengo tutto insieme come posso.
La soddisfazione che poi si prova, a lavoro compiuto (e gonna o pantalone o blusa indossata) ti rinfranca lo spirito quel tanto che serve per dire: ce l’ho fatta e ce la farò ancora, qui come in altro.
Intanto, per non annoiarmi, ripartono anche le presentazioni de Il Re Bambino.
Domani parto per un tour in Puglia, dove parlerò del mio libro a Taranto, Lecce e Bari. Spero di riuscire a scrivere qualcosa anche qui.